Pubblica  Argomenti per le politiche pubbliche
3. Le informazioni mancanti
Se confrontiamo le informazioni fornite nel preambolo del questionario MIUR con quelle richieste, ad esempio, dal punto A delle roadmap dell’Unione Europea, (A. Context, problem definition), notiamo un inspiegabile silenzio su due iniziative istituzionali maturate quasi due mesi prima dell’avvio della consultazione, la cui conoscenza sarebbe di enorme aiuto nel problem framing:

  • 1. la conclusione dell’indagine conoscitiva svolta dalla Commissione Istruzione del Senato
  • 2. l’avvio dell’implementazione dei meccanismi per l’accreditamento degli atenei e dei corsi di studio universitari.

3.1. Il silenzio sulle conclusioni della commissione parlamentare
Per un anno, dal febbraio 2011 al febbraio 2012, la Commissione Istruzione del Senato ha condotto un’ampia indagine conoscitiva “sugli effetti connessi all'eventuale abolizione del valore legale del diploma di laurea”. Sono state rese decine di importanti testimonianze e presentati numerosi documenti.
Il 1 febbraio 2012, alla presenza, per il governo, del sottosegretario per l'istruzione, l'università e la ricerca  Elena Ugolini, la Commissione ha approvato all'unanimità il documento conclusivo, e ha pubblicato tutti gli atti. Alla fine delle conclusioni, si legge:

“10. Queste considerazioni portano a ritenere che adottare oggi nel nostro Paese l’abolizione del valore legale della laurea presenterebbe, a fronte dei benefici conseguenti alla liberalizzazione del sistema universitario e alla piena autonomia delle universita`, vari cospicui aspetti negativi, complessivamente prevalenti” (p. 92).

Tra l’approvazione di questo documento e l’avvio della consultazione del MIUR, sono trascorsi 50 giorni. Eppure, nelle indicazioni per gli approfondimenti che introducono al questionario online, si fa riferimento solo a un testo tecnico, vecchio di un anno: il Dossier n. 280/2011 del Senato.

Nella presentazione del questionario si dice:”Consultare i cittadini sui temi di maggiore interesse per la società civile è estremamente importante”. Assolutamente d’accordo. Correttezza istituzionale avrebbe voluto che i cittadini fossero informati quanto meno dell’esistenza dell’indagine conoscitiva del Senato e avessero a disposizione il link non a un documento tecnico, ma al suo documento conclusivo.
Si tratta di disinformazione o di una scelta intenzionale, originata da un conflitto sulle diverse politiche sostenute dai diversi poteri dello Stato?
Chi si appresta a rispondere al questionario ha diritto di sapere come verranno usate le sue valutazioni rispetto alle conclusioni cui è pervenuta, all’unanimità, la commissione istruzione del Senato.
E questo perché c’è un modo sicuro per affossare un esperimento partecipativo o deliberativo: non raccordarlo o, peggio, metterlo in contrapposizione alle scelte delle istituzioni rappresentative.

3.2. Il silenzio sull’avvio dell’accreditamento
La legge n. 240 del 2010, la cosiddetta ‘riforma Gelmini’ dell’università, delega il governo ad adottare dei decreti legislativi su una serie di obiettivi, tra cui, al primo posto, figura la

“introduzione di un sistema di accreditamento delle sedi e dei corsi di studio universitari di cui all'articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 22 ottobre 2004, n. 270, fondato sull'utilizzazione di specifici indicatori definiti ex ante dall'ANVUR per la verifica del possesso da parte degli atenei di idonei requisiti didattici, strutturali, organizzativi, di qualificazione dei docenti e delle attività di ricerca, nonche' di sostenibilità economico-finanziaria;” (articolo 5, comma 3, lettera a).

Se torniamo alle conclusioni dell’indagine conoscitiva del Senato, l’accreditamento periodico delle università e dei corsi di studio è considerato da tutti gli intervenuti (tra cui il ministro Brunetta, il ministro Gelmini, il presidente della Crui) come una policy necessaria e urgente, oltre che imposta da una legge in vigore. Questo giudizio è condiviso sia dai favorevoli al mantenimento del valore legale, che ritengono l’accreditamento come un suo rafforzamento, sia dai contrari, che lo considerano invece come una tappa in vista dell’abolizione.

Allo scadere dei termini previsti per l’emanazione del decreto legislativo richiesto dalla legge 240/2010, il Consiglio dei ministri ha effettivamente approvato il decreto legislativo 27 gennaio 2012, n. 19, redatto proprio su “proposta del  Ministro  dell'istruzione,  dell'universita'  e della ricerca”. Attenzione alla data, perché è la stessa della conferenza stampa in cui il Presidente del Consiglio ha annunciato la consultazione pubblica avviata due mesi più tardi.
Anche questo provvedimento può contare su un convinto sostegno politico multipartisan. Il testo, integrato da alcune piccole modifiche tecniche rispetto a quello predisposto nell’estate 2011 dal governo Berlusconi, è stato salutato come “un passaggio fondamentale del processo di riforma del sistema universitario” e ha ricevuto un ampio parere favorevole dalle commissioni della Camera e del Senato[3]. Proprio al Senato, il nuovo ministro della Pubblica istruzione Francesco Profumo “dichiara di riconoscersi pienamente nello schema di decreto in titolo, che si muove nella direzione, da tempo auspicata, dell'accreditamento delle sedi e dei corsi di studio universitari”.

3.3. Una politica pubblica è già stata scelta
Dunque, almeno dal primo febbraio 2012, grazie alla convergenza di valutazioni tra legislativo ed esecutivo, e grazie al sostegno pressoché unanime di tutte le forze politiche e sociali, esiste una politica pubblica che si propone di risolvere - almeno nel medio periodo - il problema di come differenziare i titoli di studio ‘spazzatura’ rispetto ai titoli provenienti da corsi di studio che garantiscono una qualche affidabilità. E questa politica pubblica si chiama accreditamento + valutazione.
Al momento dell’avvio della consultazione pubblica, questa policy è ormai entrata nella fase di implementazione, che comporterà una serie di impegni molto, molto onerosi per tutti gli attori:

  • gli atenei e i corsi di studio che dovranno essere valutati e accreditati
  • l’ANVUR, l’agenzia cui compete fissare i criteri e effettuare le verifiche
  • lo stesso MIUR, che dovrà intervenire nei casi controversi.

Il 29 marzo 2012, cioè una settimana dopo l’avvio della consultazione MIUR, l’ANVUR, cui compete il ruolo centrale per l’accreditamento e la valutazione, ha pubblicato una road map che, tra l’altro, annuncia, dopo la pubblicazione del primo documento, una “raccolta delle osservazioni e dei suggerimenti relativi alle proposte ANVUR tramite un indirizzo e-mail dedicato”.

Il processo sarà lungo e complesso. Per vedere i primi risultati e tracciare un bilancio, occorrerà attendere, oltre alla pubblicazione dei criteri e del programma di lavoro da parte dell’ANVUR (120 giorni), la conclusione del primo ciclo di accreditamento, i cui esiti avranno una validità massima di cinque anni per le sedi universitarie, e di tre anni per i corsi di studio.

Come hanno messo in evidenza soprattutto i documenti ANVUR, CRUI e CUN, acquisiti dalla Commissione pubblica istruzione del Senato nel 2011, l’implementazione è un’impresa molto impegnativa, anche per il raccordo con le iniziative che stanno avanzando nell’Unione Europea.    

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[3]   V. http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/docnonleg/21668.htmhttp://www.camera.it/682?atto=396&tipoatto=Atto&leg=16&tab=3#inizio. Nel caso del Senato, il parere favorevole era condizionato all’introduzione di alcune modifiche tecniche


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Gloria Regonini
è docente
all'Università
degli Studi
di Milano. Qui
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