5. Salvare il salvabile
Per recuperare gli aspetti positivi dell’iniziativa in atto, occorrono alcuni rimedi.
5.1. Identificare le cause degli errori
Innanzi tutto, chi ha promosso la consultazione dovrebbe identificare le cause degli errori che ne compromettono il valore. Alcune ipotesi possono essere formulate.
- Il disallineamento
L’amministrazione italiana rispetta alla lettera il precetto evangelico “la mano destra non sappia quel che fa la sinistra”. E’ una classica forma di inefficienza, che deriva dalla mancanza di comunicazione e coordinamento tra uffici, che magari stanno su uno stesso piano del MIUR. Può essere che gli estensori del questionario non sapessero che cosa stavano facendo all’Ufficio legislativo, e viceversa. Eppure, per chi è del mestiere, sarebbe bastato Google per scoprire l’esistenza e le caratteristiche della policy adottata negli ultimi due mesi dallo stesso governo.
- L’uso strategico della definizione delle alternative
“Di fatto, la definizione delle alternative è lo strumento supremo del potere" [4]. Secondo questa spiegazione, invece, gli estensori delle domande avrebbero tolto visibilità all’alternativa di policy, attualmente in fase di implementazione, perché erano contrari ad essa. In altre parole, il ‘partito abolizionista’, messo in minoranza dalla scelta dell’accreditamento, avrebbe visto nella consultazione uno strumento per riguadagnare posizioni.
- La consultazione come risarcimento simbolico
La teoria insegna che uno dei modi più utilizzati per comporre conflitti tendenzialmente irriducibili consiste nel “dare agli uni la retorica, e agli altri la decisione” [5].
In alcuni casi, le consultazioni pubbliche avviate ‘a babbo morto’, cioè a politiche già scelte, sono esercizi di retorica concessi alle coalizioni perdenti quasi come indennizzo.
Verificare quali ipotesi, se queste o altre, spieghino gli errori compiuti, richiederebbe una vera ricerca, per ricostruire il network degli attori, le concomitanze temporali, i test effettuati, i risultati attesi…Non è compito nostro, ma di chi ha la responsabilità del progetto. In ogni caso, l’obiettivo non è trovare capri espiatori, ma apprendere da quel che è andato storto, in vista di nuove e più solide iniziative.
5.2. Ridefinire il valore della consultazione
Nella pagina web che introduce al questionario, si può leggere:
”L’idea di fondo è quella di trasformare la consultazione in un percorso, un elemento portante dell’azione di Governo che, prima di decidere, si ferma ad ascoltare la voce dei destinatari delle decisioni: i cittadini”.
Come abbiamo più volte sottolineato, questo condivisibile proposito è minato da due problemi che tolgono valore deliberativo o partecipativo all’esperimento:
1.l’omissione di informazioni aggiornate sulle politiche in atto
2.l’impostazione del questionario, per l’illogica assenza di alcune alternative e per l’ingombrante presenza di built-in assumptions.
Per me, che ‘sono del mestiere’, non è stato difficile individuare questi limiti. Ma i costi dell’informazione che un comune cittadino dovrebbe affrontare per compensare queste carenze sono enormi.
Allora, quale valore può essere attribuito alla consultazione pubblica in corso?
- Non un sondaggio di opinione
Anche riducendo il significato della consultazione a quello di un comune sondaggio d’opinione, i limiti metodologici del questionario pregiudicano la significatività dei risultati.
Alcuni organi di informazione hanno presentato l’esperimento in corso come un referendum online [7].
Ci sono molti buoni motivi per non dare alla consultazione il significato di un referendum, sia pure non ufficiale.
- Un esperimento da cui imparare
Il più importante valore dell’iniziativa sta proprio nel fatto di essere un test, un esperimento che permette di verificare le straordinarie potenzialità e i rischi di una consultazione pubblica via web.
Nella presentazione, si afferma:
Gli esiti della consultazione costituiranno il presupposto per tutte le proposte da sottoporre al Consiglio dei Ministri oltre che per i provvedimenti del Ministero”.
Una diretta utilizzazione di questo tipo è estremamente ingenua e improbabile, qualunque sia il suo esito, anche se non ci fossero gli errori di impostazione che abbiamo evidenziato.
Ma, sia pure come ‘versione beta’, la consultazione può fornire dati preziosi per capire
–quali categorie dimostrano una maggiore propensione alla partecipazione
–quali competenze, anche tecnologiche, possiedono
–come reagiscono alle domande (e alle trappole spesso sottese)
–quali preferenze rivelano, sia nelle risposte preformulate, sia in quelle libere
–quale grado di coerenza interna dimostrano…
Sarebbe davvero un peccato sottoutilizzare questi dati, fondamentali per il miglioramento delle consultazioni via web in Italia.
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[4] Schattschneider, E. E. (1960). The Semi-. Sovereign People: A Realist's View of. Democracy in America. New York: Holt, Rinehart and Winston: 68
[5] Edelman, M. (1964). The Symbolic Uses of Politics. Urbana & Chicago: University of. Illinois Press: 39
[6] Era così inizialmente formulato uno degli obiettivi dell’indagine conoscitiva del Senato, p. 4
[7] Ad esempio, il Sole 24 ore il 22 marzo 2012 ha dato la notizia dell’avvio della consultazione con questo titolo:“Valore legale della laurea: al via il referendum online”